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L’oro potabile

Di oro potabile ne parlava Paracelso, medico e alchimista (1493- 1541) riferendosi ad un Medicamento in grado di mantenere vitale l’organismo garantendo una lunga e sana esistenza. I rimedi di questo genere si ottenevano dopo lunghe e complesse operazioni volte ad allacciare il più possibile i fili che intercorrono tra il macro e il micro cosmo secondo gli insegnamenti della filosofia ermetica. Temi quali l’alchimia, le relazioni tra l’uomo e le forze invisibili dell’universo e soprattutto la cura attuata con rimedi naturali e non chimici, le acque informate o i trattamenti energetici fanno storcere il naso a molti. Lo scetticismo e la sfiducia, l’odore di magia e superstizione, il senso di superiorità che da sempre contraddistingue la visione scientifica e razionalista non lasciano spazio all’ipotesi che nel passato la sapevano lunga. La differenza fondamentale risiede nell’ammettere o meno che la materia sia infusa di un Principio Spirituale che agisce su di essa e che esista un’energia cosmica che ininterrottamente modifica e plasma ogni cosa terrena. L’oro potabile di Paracelso? Sciocchezze di una mente imbevuta di false credenze sarebbe la risposta di studiosi logici, rigorosi e sistematici eppure oggi in farmacia viene venduto l’oro colloidale che fornisce molteplici benefici per la salute: artriti, reumatismi, tendiniti e molte altre patologie comprese quelle di tipo degenerativo, migliora le facoltà mentali e ringiovanisce il corpo. Suo “fratello” l’argento colloidale è stato addirittura riconosciuto come dispositivo medico per la sua azione antibatterica. Il dubbio che Paracelso avesse avuto un’intuizione di tutto rispetto è legittima? Io credo di si.

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